Tarocchi
«Interrogate gli animali, essi vi istruiranno;
consultate gli uccelli del cielo e vi faranno conoscere la verità» (Giobbe, XII)
Come la sua origine, l’etimologia della parola “Tarocco” è incerta e controversa. Verso il 1500, in Italia, “Tarocchi” significavano “piccole carte”. In arabo , “Tarah” o “Tarap” è “colui che getta la sorte”. Il “libro di Toth” che ci è pervenuto sotto la forma di un “gioco” di carte, il misterioso e meraviglioso Tarocco, è essenzialmente un’antichissima e profonda opera geroglifica e racchiude in sé, insieme a un preciso riassunto di astrologia, di alchimia, di scienze della Cabala e dei Numeri, la sintesi della Tradizione primordiale sulla Divinità, sull’Uomo, sulla Natura e sull’Universo.
Possiamo considerare il Tarocco come un “libro” , non rilegato, di 78 fogli mobili, che traduce le lettere dell’alfabeto con delle immagini , le immagini con dei numeri, i numeri con delle figure che sono idee. Tutto è così concatenato, unito per analogia e corrispondenza, senza alcuna confusione, se si rispettano i suoi principi e le sue leggi combinatorie e, se ci si allontana dall’involuzione che lo considera un “gioco superstizioso”.
Questo “libro” possiede una storia affascinante. Da alcuni attribuito al profeta Enoc, da molti a Ermete Trismegisto, in seguito identificato come Dio Thot, ili Tarocco sembra essere legato ai favolosi Atlantidi degli Egiziani. Toccò quasi certamente al popolo errante dei Gitani, gli Zingari, farlo conoscere agli Arabi che, ai tempi delle conquiste iberiche, verso il IX secolo, lo portarono con loro in Europa. Il celebre regista-sciamano Alejandro Jodorowski afferma che né dagli Egizi , né da Maria Maddalena sono nati i Tarocchi, ma a Bologna , così come la loro pratica divinatoria. A raccontare la storia di questo mazzo da 78 carte, che in principio erano 14 e si chiamavano Trionfi, è un contegno organizzato dall’associazione bolognese “Le Tarot” , da anni impegnata nello studio storico delle carte dalla valenza (anche) esoterica, la cui data di nascita risale al 1400. E il fascino di quel che in principio era nato all’insegna, del “ludendo intelligo” ha conquistato nei secoli l’Europa intera, e attratto vari filosofi e analisti, tra cui anche Jung che nei tarocchi vide il ciclo dell’esistenza nel dipanarsi tra i suoi “nodi” e nella sua dimensione emotiva.
Poche osservazioni scientifiche e ben pochi calcoli sono necessari per interrogare questo magnifico strumento che consente una lecita forma di divinazione grazie ai suoi simboli e alle sue immagini tradizionali che servono da supporto all’intuizione.